Mi accingo a scrivere, con molta riverenza e devozione di uno dei dischi che più ho ascoltato e amato nella mia vita.
È un doppio live del 1974, straordinario anche se realizzato con parecchie sovraincisioni. Si intitola “Roxy & Elsewhere”, accreditato a Zappa/Mothers. Una band superba, la formazione più black che Zappa abbia mai avuto; sono neri George Duke alle tastiere e alla voce, Napoleon Murphy Brock voce e sax, Chester Thompson a una delle due batterie e poi Ruth Underwood percussioni e vibrafono, i fratelli Tom e Bruce Fowler, rispettivamente basso e trombone e via via tutti gli altri. Tutti musicisti incredibili, dotati di enorme tecnica e di un gusto e un’anima davvero con pochi confronti contemporanei.
E sì, perché in questa band ci sono due batteristi, Chester Thompson e Ralph Humphrey e possiamo sentire quanto belli e devastanti siano i loro dialoghi. E credo di non sbagliarmi se dico che secondo me Phil Collins scegliendo Thompson per sostituire se stesso nei concerti dei Genesis e con cui fare i celebri drum duet dal vivo, lo abbia fatto dopo aver sentito questo disco.
“Roxy & Elsewhere” è un disco bello e divertente, blues e rock e raffinatamente zappiano (e dicendo zappiano intendo definirlo come genere musicale proprio) ed ha al suo interno partiture ardite e difficilissime e altamente spettacolari, dove ognuno dei componenti del gruppo si spende al massimo delle proprie capacità, che sono notevolissime.
“More Trouble Every Day” è una nuova versione di “Trouble Every Day”, originariamente pubblicata sul primo album di Zappa e delle sue Mothers Of Invention nel 1966. Un blues sociale, di protesta se vogliamo; la versione originale poteva sembrare musicalmente ingenua ma non mancava della forza necessaria per sentirsi colpiti da un pugno in zona epigastrica. Ma in questa nuova interpretazione e nuovo arrangiamento “More Trouble Every Day” diventa un capolavoro di forza espressiva blues, c’è tutto ciò che serve per renderla spettacolarmente indimenticabile: una intro acida, che viene dal brano precedente in una sorta di suite; gli accenti del tema portati con i fiati con quel fill a doppia batteria chi si lascia ricordare; il brano si quieta e Zappa canta da solista un testo sferzante e rabbioso, aiutato nel chorus dal controcanto black e bellissimo di Napoleon; poi Zappa si distende in un assolo di chitarra memorabile, col suo stile riconoscibile fatto di frasi belle e originali e da un uso scostumato del wah wah.
Una grande canzone e un grandissimo album.
“More Trouble Every Day” si riferisce ai disordini di Watts dell’estate del 1965, una rivolta a sfondo razziale durata sei giorni che causò 34 morti, un migliaio di feriti e circa 4000 arresti, ma è più in generale una canzone che tratta il tema delle violenze razziali, le ingiustizie sociali e il giornalismo sensazionalista.
“Così io sono qui che guardo e aspetto, e spero per il meglio, sto quasi pensando che mi metterò a pregare, tutte le volte che li sento dire, che non c’è modo di fermare, il disordine che avanza ogni giorno.”
“Mercoledì ho guardato i disordini, ho visto i poliziotti per la strada, li ho visti buttare sassi e altra roba, e soffocare dal caldo, ho ascoltato le notizie, sul whisky che si passavano, ho visto il fumo e il fuoco, di un mercato che stava bruciando, sono stato a guardare mentre tutti, in strada aspettavano il loro turno, per pestare e rompere e scassare, e tagliare e picchiare e bruciare.”
“Tutta la stupidità, che sembra crescere ogni giorno di più, tutte le volte che senti dire a un cretino, che vuole farti fuori, perché il colore della tua pelle, a lui non piace, bianca o nera che sia, perché stasera ha voglia di sangue.”
Il testo originale è molto lungo e questi sono solo alcuni estratti. Invito a recuperarlo da qualche parte per poter leggere anche le parti in cui la TV è ferocemente sotto accusa.
Frank Zappa - More Trouble Every Day - YouTube
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