Il motore della sigaretta elettronica è l’atomizzatore.
Viene impropriamente chiamato in questo modo, ma rende l’idea della funzione che svolge: intriso del liquido contenuto nella cartuccia, lo vaporizza per riscaldamento mediante l’energia elettrica fornita dalla batteria. Componente centrale dell’e-sig, l’atomizzatore è collegato a un’estremità alla batteria tramite un connettore filettato, e all’altra alla cartuccia, a pressione e con un sistema a incastro maschio-femmina.
Un atomizzatore è un elemento riscaldante, costituito da una resistenza elettrica, opportunamente imbevuta di liquido tramite stoppini che variano di forma, dimensione e posizionamento, a seconda dei modelli.
Solitamente c’è uno stoppino, o wick, principale, in tessuto fine metallico, a contatto diretto con la cartuccia; un wick secondario, invece, in kevlar o fibra aramidica con caratteristiche termoresistenti simili o superiori, è a contatto con la resistenza.
I due stoppini sono assemblati in modo da assorbire il liquido dalla cartuccia e convogliarlo verso la resistenza: per la corretta funzionalità del sistema è infatti essenziale mantenere umido l’elemento riscaldante.
La resistenza, dal valore ohmico medio di 3,7 Ω, è composta da un sottile filo in lega metallica nichel-cromo, del diametro di un decimo di millimetro circa; avvolta intorno a un nucleo rigido in fibra sintetica resistente alle alte temperature, è alloggiata in una culla in ceramica ove sono posti fili passanti che la collegano al connettore filettato della batteria.
Essendo il fulcro del sistema, l’atomizzatore richiede qualche cura in più rispetto alla batteria, ma meno della cartuccia.
Un atomizzatore curato e privo di tare costruttive potrebbe durare anche 6 mesi, ma i cultori dell’aroma potrebbero ritenere questa affermazione una bestemmia.
Con il passare del tempo, sulla resistenza tendono infatti a formarsi accumuli di residui, propri delle sostanze componenti il liquido; la loro rimozione non è semplice poiché la zona di accumulo non è accessibile fisicamente né visivamente.
È comunque buona norma tenere l’atomizzatore pulito con una frequenza almeno settimanale.
Un sistema noto come metodo del Pistolero Solitario, molto usato per la manutenzione periodica, consiste nell’immergere l’atomizzatore da pulire in una soluzione di acqua e pastiglie per la pulizia di apparecchi ortodontici per un tempo limitato; alcuni preferisco la coca-cola (senza zucchero!) o altri composti: si fa di tutto pur di ripristinarne la funzionalità.
Esistendo svariati modelli di atomizzatori, diversamente progettati, è normale che la loro efficacia sia differente; comunque, a parte l’oggettiva espressione del volume di vapore prodotto dai vari atomizzatori, non si può stilare una classifica su quale sia il migliore nell'esaltare gli aromi: le variabili sono molteplici, dalla composizione del liquido al tipo di alimentazione utilizzata e, probabilmente, anche dal materiale, lanuginoso o spugnoso, intriso dal liquido usato nella cartuccia.
Esistono anche atomizzatori usa e getta: i cartomizer o cartomizzatori. Sono atomizzatori con cartuccia incorporata dove la resistenza, avvolta in una striscia in lana di fibra sintetica intrisa del liquido usato, è posta al centro del contenitore.
Si possono reperire già pronti, carichi di liquidi dai più svariati gusti e gradazioni di nicotina, o vuoti, da riempire a piacere. Teoricamente sono usa e getta, ma molti li ricaricano varie volte prima di smaltirli.
Da qualche tempo, con il diffondersi sempre crescente dei Big Battery, sono in produzione atomizzatori con una resistenza elettrica maggiore rispetto ai canonici 3,7 Ω: vanno da circa 4,6 Ω a 5,5 Ω e consentono un utilizzo più conforme di quelli standard rispetto alle maggiori potenze erogate dai BB; la loro durata, in questi casi, è superiore rispetto ai normali atomizzatori; inoltre, avendo una maggiore resistenza riducono anche il rischio di “bruciare” il liquido. Non sono utilizzabili sulle batterie standard, dove la loro efficacia sarebbe veramente scarsa.
L’universo delle e-sig è però in costante evoluzione, ed ultimamente si sono affacciati sul mercato atomizzatori a bassa resistenza elettrica: sono stati ideati per emulare gli effetti di un BB con una batteria standard; i risultati sono al vaglio degli utenti più radicali, i primi, di solito, propensi alla sperimentazione estrema.
Per concludere un consiglio: è sempre bene avere almeno un’ atomizzatore di scorta.
Essendo in pratica l’atomizzatore, come detto, una resistenza elettrica, il guasto tipico e senza alcuna avvisaglia preventiva è la sua interruzione.
Se per una batteria, per esempio, spesso si notano comportamenti atipici prima della sua "dipartita", per l’atomizzatore non è così: si guasta senza preavviso e se, come quasi sempre accade, è “interrotto”, non rimane altro che sostituirlo.
Bruno Turi
Messaggio vBulletin